Esattamente quarant’anni fa, nel 1981, i Centers for Disease Control and Prevention segnalavano quello che poi sarà identificato come il virus dell’HIV che colpirà nel mondo oltre 65 milioni di persone.

Dalla disperazione di quegli anni allo sviluppo delle terapie antiretrovirali (Art) che hanno contenuto la morbilità e la fatalità del virus, la strada è stata lunga.

La rivoluzione scientifica alla quale abbiamo assistito è racchiusa nel principio U=U, Undetectable=Untrasmittable ovvero una persona con HIV che segue efficacemente la terapia e conseguentemente ha una viremia non rilevabile, non può trasmettere il virus!

Ciò significa che persone con HIV possono oggi avere rapporti sessuali senza il timore di essere contagiose per gli altri, e ciò vuole dire riappropriarsi della propria vita affettiva, di far progetti, di avere figli in modo naturale, di allontanarsi sempre più dal peso dello stigma, della discriminazione, della vergogna.

È grazie agli studi scientifici e al progresso in questo ambito se quindi al virus si impedisce di replicarsi e diffondersi nell’organismo, ma per centrare l’obiettivo WHO di ZERO infezioni da HIV per l’anno 2030, molti passi devono ancora essere fatti.

Purtroppo, nel nostro Paese, e non solo, si registra un preoccupante tasso di diagnosi tardive. Aumentano le donne infettate e gli “insospettabili”, mentre la fascia di età più colpita dalle nuove diagnosi è quella dei 25 – 29 anni.

Anche la nostra esperienza ci porta a confermare questo dato che è indice da una parte di disinformazione, di bassa percezione del rischio, di ignoranza e di disinvestimento nella prevenzione. Dall’altra parte, vi sono questioni legate all’accesso ai servizi, alle cure, al test che riguardano popolazioni fragili e più a rischio. Noi come associazione, fin dalla nostra nascita nel 1996, ci occupiamo delle parti più deboli della società e negli ultimi anni, grazie a Gilead Science, abbiamo concentrato i nostri sforzi verso le sex workers transgender proprio nel tentativo di facilitare la diagnosi e la cura precoce.

Pensiamo che, ancora una volta, prevenzione ed educazione diventano le protagoniste nella lotta finale all’AIDS. Una lotta fatta di tante battaglie e tanti volti che, ricordiamo, è raccontata nella mostra “40 ANNI POSITIVI DALLA PANDEMIA DI AIDS A UNA GENERAZIONE HIV FREE” fino al 5 dicembre ai Frigoriferi Milanesi.

 

 

Inoltre, abbiamo il piacere di suggerire la visione anche del documentario “Positiv*” di Alessandro Radaelli dal 1° dicembre al cinema e su Nexo+ e la serie “Stigma Invisibile” di Michela Chimenti in onda su Discovery+ dal 1° dicembre.

Non spegniamo i riflettori su HIV/AIDS, non possiamo ancora permettercelo.