“Mi vergognavo a parlarne”, “mi dicevano che esageravo”, “sembrava che nessuno mi vedesse o comunque di come stavo io non importava a nessuno”, “mi hanno detto che così divento grande, mi si forma il carattere che poi sarà anche peggio”. Queste sono alcune delle frasi che giovani che hanno vissuto l’esperienza del bullismo ci hanno confidato. Denotano innanzitutto una solitudine vissuta da ragazzi e ragazze che deve portare il mondo adulto a interrogarsi. È proprio ad adulti particolari che abbiamo voluto dedicare il nostro ultimo kit didattico sul bullismo: gli/le insegnanti.

Un kit che partendo dalle reali storie di ragazzi e ragazze, prova a dare strumenti pratici per prevenire e agire nei casi di bullismo a scuola, per essere, prima di tutto, un adulto in ascolto.

(Il kit è scaricabile gratuitamente al questo link https://www.alamilano.org/project/diamo-una-lezione-al-bullismo/)

I fenomeni del bullismo e del cyberbullismo allarmano da anni insegnanti, educatori, famiglie, giovani, ragazzi e ragazze. Non arretrano e sono in continua evoluzione, complice anche la rapida diffusione dei dispositivi tecnologici e la presenza sul mercato di un ventaglio sempre più ampio di App e piattaforme social che raggiungono in maniera ancor più capillare i giovani.

Le statistiche, purtroppo, ci dicono che oltre la metà dei giovani dichiara di aver subito bullismo o cyberbullismo. Un dato ancora peggiore se pensiamo che, come per molti altri tipi di violenza, anche qui c’è molto sommerso; chi subisce può non voler far sapere di quali oltraggi è bersaglio, può temere ripercussioni, può sentire un forte senso di vergogna e può non avere fiducia nella possibilità di ricevere aiuti risolutivi e, purtroppo, può succedere anche che famiglia e scuola non riescano a intercettare i segnali dietro cui possono celarsi storie nefaste e di sofferenza. Il bullismo, in ogni accezione e forma, ci porta ad interrogarci sull’aggressività e sulla violenza le cui trame ordite dai più giovani possono sfuggire ed essere ignorate a lungo dal mondo adulto; perciò, occorre ampliare lo sguardo e vigilare su ogni possibile prepotenza e litigio, sulle dinamiche relazionali del gruppo classe, sugli stili di comunicazione e sulla coesione del gruppo.

L’insegnante può occuparsi del benessere della propria classe facilitando e allenando relazioni paritarie e collaborative, usando il gruppo stesso come risorsa. La trasmissione di valori prosociali e di cittadinanza attiva sono utili a impoverire spinte di omertà e indifferenza che conducono gli spettatori a collocarsi in una posizione esterna di fronte a episodi di bullismo e cyberbullismo, non agendo, ma di fatto sostenendo e contribuendo più o meno attivamente al perdurare dell’aggressione.

Se i docenti si chiedono perché “sacrificare” ore di didattica per trattare il tema del bullismo, la risposta è perché li riguarda. Ci riguarda. Come comunità educante, come adulti che accompagnano i giovani ad adolescere, a diventare adulti, a strutturarsi non solo come studenti ma come persone che col sostegno anche della scuola formano la propria personalità e acquisiscono specifici strumenti sociali, relazionali e affettivi. Se, infatti, non ci è dato sapere cosa saranno da grandi i bambini/e e i ragazzi/e che guardiamo oggi negli occhi, sappiamo per certo che abbiamo davanti futuri uomini e donne e il modo migliore per assicurare che siano cittadini e cittadine responsabili, maturi/e e il più sereni/e possibili, è prenderci cura della loro infanzia e giovinezza adesso.

Prima di tutto, non lasciamoli soli. Ascoltiamoli.